Da sempre i cavalli dialogano con l’Uomo.
In qualche maniera, queste creature straordinarie sono in grado di canalizzare un flusso di energie che si rapporta all’essere umano sia sul piano immaginifico che su quello spirituale. Sarà forse perché rappresentano ancora un mistero in un’epoca in cui tante cose sono state scoperte e rivelate. Nonostante siano stati addomesticati da migliaia di anni, essi conservano tutt’oggi una componente selvaggia, rimasta intatta malgrado il contatto con l’Uomo. Non è di certo un caso che siano gli animali più raffigurati nella storia dell’arte. C’è un’attrazione magnetica nei confronti di questi animali, tanto affabili quanto sfuggenti, che ci porta a intercettarne il mistero edificando un linguaggio nuovo: la parola non basta più. E’ necessario un incontro emotivo, metafisico. Il cavallo diventa carne in rapporto ad un qualcosa che non è tangibile. Si tratta di valori, pensieri, idee, suggestioni.
Da queste premesse comincia la mia ricerca.
Allora studiare la storia dei cavalli significa approcciare alla storia dell’essere umano e investigare sulle tradizioni di popoli e culture che hanno sentito la necessità di instaurare un rapporto con la natura e con l’immateriale mediante l’osservazione, la comprensione e la celebrazione di queste creature armoniche.
I cavalli godono di una caratteristica pressoché unica all’interno del mondo animale: sintetizzano perfettamente il concetto di forza con quello di grazia. Anche per questo motivo sono stati i soggetti prediletti da artisti e mecenati di tutto il mondo per comunicare la metafore dello spirito indomito e del potere. II cavallo monumentalizza, rende assoluto, eleva a una condizione ultraterrena. Il fatto stesso che oscilli tra la regalità, sinonimo di potere, e la simbologia di un contatto genuino e fervido con la natura, lo ha reso un simbolo. Il cavallo diventa eterno.
I Cavalli del Sole
Per iniziare ad intravedere un ordine di relazione all’interno della mia ricerca, ho scelto una coordinata spaziale e temporale specifica da cui diramare l’indagine.
E’ il 1666, siamo nella Versailles di Luigi XIV. Il Re Sole sta costruendo anno dopo anno la retorica della propria egemonia. In questi anni commissiona le opere d’arte che saranno destinate alle sua celebrazione di monarca assoluto, come il proprio busto e la propria statua equestre, richieste alla mano di Gian Lorenzo Bernini. E’ nel 1666 che tre gruppi di sculture vennero commissionati dal Delfino per essere collocati nella parte inferiore del giardino di Versailles dove, a partire dall’anno precedente, era stata ricavata una grotta artificiale. E’ la Grotta di Teti, quella che sarebbe diventata un luogo di riposo e relax per il sovrano, presentata come una sorta di loggia aperta con tre arcate sui giardini. Un tentativo di isolarsi dal resto della corte, un modo per ritrovare se stesso.
Le tre nicchie poste all’interno della grotta dovevano allora accogliere tre differenti gruppi scultorei, con quello dedicato ad Apollo al centro, volto a celebrare l’allegoria del Sole. Non è solamente una maniera in cui onorare se stesso. La Grotta di Teti è un posto intimo, di contatto profondo con i propri pensieri e le proprie idee. I simboli scelti dal sovrano più grande di Francia riconducono a un dialogo interiore con la propria immagine: tutto è in realazione con il cosmo, terreno e divino.
Compaiono allora i due gruppi scultorei laterali: rappresentavano i Cavalli del Sole a riposo, ammansiti dai tritoni a fine giornata, quando il carro del sole già era giunto a fine della corsa e Apollo aveva già terminato di adempiere al proprio dovere. Realizzati l’uno da Gilles Guérin e l’altro dai fratelli Marsy, i cavalli del sole sono il punto da cui diramare la narrazione.
Li osserviamo nevrili, carichi di dinamismo anche in un momento di riposo. Respiriamo la possenza in ogni muscolo teso. Le narici si dilatano, la criniera evidenzia le linee di un animale in fermento. Ci chiediamo se riusciranno a placarsi davvero. Se riusciranno mai a chetarsi completamente. Cosa vedeva in quei corpi liberi e armonici Luigi XIV? E’ il mistero che li avvolge: sono creature terrene e divine.
Proprio in questa linea sottile di percezione è nel mio interesse districarmi. Afferrare la grazia di un essere indomito e capire come essa possa declinarsi in un sentimento di bellezza e in un rapporto con la nostra controparte immateriale.
I cavalli sono uno degli strumenti canalizzatori di eleganza in cui l’uomo, direttamente o indirettamente, finisce per riflettersi. I protagonisti così diventano gli uomini e le loro storie che, a contatto con i cavalli, fisici o metafisici, si fanno i veri custodi della bellezza.
Il dialogo tra gli uomini e i cavalli continua.